Home » Canaletto torna in mostra a Venezia

GERO QUA, DOVE L’ACQUA PARE VOLER “RUBARE” L’AZZURRO AL CIELO. CANALETTO, BENTORNATO A CASA. A VENEZIA, PRESSO L’ABBAZIA DI SAN GREGORIO, DOPO QUASI 3 SECOLI, SARA’ POSSIBILE AMMIRARE, FINO AL 27 DICEMBRE 2013, UNA DELLE OPERE PIU’ PRESTIGIOSE DEL PITTORE VEDUTISTA VENEZIANO: L’ENTRATA NEL CANAL GRANDE DALLA BASILICA DELLA SALUTE. ARRIVI, BUSSI E TI ACCOGLIE UN MAGGIORDOMO.

L’olio su telaL’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute” (72 x 112,5 cm) è stato collocato, presso l’Abbazia di San Gregorio a Venezia, esattamente nel punto ove è stato concepito dal Canaletto per dipingere lo scorcio della laguna che si allarga tra la Basilica della Salute e il Canal Grande.

La particolarità di questa mostra, del tutto inedita in Europa e ideata dalla Fondazione Fondaco e della famiglia Buziol, consente al visitatore un approccio del tutto personale e intimo con il quadro.

La visita è infatti consentita a un massimo di 8 persone per fascia oraria, 24 ore su 24 in modo da consentire a ciascuno una contemplazione maggiormente intensa.

Come introduzione all’opera e al lavoro di Canaletto troviamo un video realizzato dal regista e sceneggiatore Francesco Patierno che, con Tonino Zera, si è occupato dell’allestimento del percorso espositivo/emozionale.

Maurizio Calvesidirettore della fotografia, ha invece filmato i particolari del quadro con una tecnica innovativa in altissima definizione grazie alla quale si sperimenta una lettura inedita e particolareggiata dell’opera.

Guardando questo capolavoro artistico si viene catapultati, nel periodo a cavallo tra il 1740 e il 1745, in una laguna veneziana “commerciale” animata da un via vai di barcaioli e gondolieri.

Il taglio della veduta, ripresa con le spalle al Canal Grande e lo sguardo rivolto verso il Bacino di San Marco, è uno dei più scenografici concepiti dall’artista; qui lo spazio, dalla luminosità quasi metallica, pare come dilatarsi ad libitum avvalendosi, sulla destra, dell’ammaliante quinta teatrale del tempio di preghiera progettato da Baldassare Longhena con i suoi candidi marmi e i giochi di ombre e luci dovute alle sue pieghe barocche.

Una miriade di dettagli architettonici fanno da cornice alla vita quotidiana della città lagunare dell’epoca brulicante di vita, incontri e attività commerciali creando un “fermo immagine” capace di rendere, anche il minimo particolare, protagonista del racconto.

Canaletto regala, anche grazie alle sue competenze come architetto, pennellate precise e fotografiche capaci di riprodurre non solo uno spaccato fedele di Venezia ma anche di raccontare quei profumi e quel parlare compito e a bassa voce per le strade della città conosciuta anche per le gondole nere che solcano le placide acque del canale.

Il vedutista veneziano riesce ad abbracciare con un solo sguardo tutto ciò che l’occhio non riesce a comprendere; le sue sono composizioni che si contraddistinguono per quel taglio “ardito” che non si ritrova neppure nei migliori vedutisti dell’Ottocento.

Non resta che entrare in quest’abbazia dove, per quasi sette secoli, vissero e pregarono generazioni di benedettini, immergersi nel suo silenzio e “gustare” tra le ore di luce del giorno, i chiaroscuri del crepuscolo e l’ombra della notte, questo magica opera pittorica unica al mondo.