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De Tomaso: addio a ogni speranza

DeTomaso, fine di un’era… prima ancora che questa potesse iniziare. La famiglia Rossignolo non ce l’ha fatta. Dopo aver ottenuto ingenti fondi dall’Europa e dalla Regione Piemonte per ricominciare l’attività, l’azienda è a un passo dal fallimento.

Gian Luca Rossignolo, dal canto suo, dichiara: “la vicenda De Tomaso è l’emblema della mancanza totale di politica industriale operata dalla Regione Piemonte dopo le elezioni Amministrative del 2010. Il piano industriale alla base dell’operazione di riconversione dello stabilimento ex Pininfarina, sottoscritto da Sindacati e Istituzioni (tutte), prevedeva contributi Regionali e finanziamenti Bancari per circa 30 milioni che non sono stati riconfermati dalla nuova amministrazione e dagli istituti di Credito inizialmente coinvolti. In questo paese è prassi comune sottrarsi alle responsabilità scaricandole su una sola persona mentre le altre se ne dissociano come se al tavolo non avessero mai partecipato.”

Gli errori
Andata come è andata, ci sarebbe da fare una lucida analisi delle cause. Ecco la visione di 0-100.

Un nuovo marchio. Il primo segnale che si stava partendo con il piede sbagliato fu lampante (a tal punto da non capire l’ottusità del management): l’adozione di un nuovo logo. Un’azione eufemisticamente suicida, che non teneva conto della storia del marchio (Vallelunga, Longchamp, Deauville ma, soprattutto, mostri sacri come Mangusta e Pantera) anzi, quasi sembrò rinnegare tutto il passato.

Deauville, perché non Pantera? La seconda mossa palesemente errata è stata la presentazione al Salone di Ginevra di una nuova versione della Deauville. Una “macchinaccia” con una meccanica americana con un design (Pininfarina, diciamocelo, ha fatto tutt’altro che un buon lavoro) completamente privo di personalità, con una meccanica non all’altezza della concorrenza tedesca. Se ci fosse stato un timido tentativo di riproporre la Pantera, certamente il marchio avrebbe iniziato a ottenere l’approvazione di un mercato così importante come quello americano.

Con queste pessime premesse, De Tomaso si è lanciato in previsioni iper-ottimistiche sulle vendite, profetizzando migliaia di esemplari venduti in tutto il mondo (circa 3.000 l’anno) e regalando grandi speranze ai lavoratori della Pininfarina, di cui De Tomaso acquistò gli stabilimenti.

Invece niente. Migliaia di tecnici non avranno un futuro.