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Fisker: un fondo finanziario di Hong Kong è il nuovo proprietario

UNA PICCOLA SCINTILLA NELLA NEBBIA. PACIFIC CENTURY GROUP DEL GIOVANE RAMPOLLO ASIATICO RICHARD LI, E’ IL NUOVO PROPRIETARIO DEL MARCHIO FISKER. L’U.S. DEPARTMENT OF ENERGY (CREDITORE DI FISKER) HA CONCLUSO POSITIVAMENTE L’ASTA DI VENDITA DEGLI ASSET AZIENDALI. PER IL MARCHIO DELLA KARMA SI APRE, ORA, UNA DIFFICILE FASE DI RISTRUTTURAZIONE. MA, SEMBRA, ALMENO IL FALLIMENTO E’ SCONGIURATO.

Secondo una notizia battuta dalla Reuters, Fisker è stata venduta al Gruppo di Private investment Pacific Century Group, appartenente al tycoon asiatico Richard Li, ultimogenito del più ricco uomo del continente asiatico e già in rapporti con il fondatore Henrik Fisker.

L’U.S. Department of Energy (DOE), venerdì scorso, ha concluso un’asta di vendita per gli asset del marchio americano fondato ma non ha ancora dato la notizia ufficiale perché l’accordo non è definitivo.

Li ha battuto un concorrente tedesco (Fritz Nols AG) e una cordata formata dal produttore di ricambi cinesi Wanxiang e da Bob Lutz, ex boss di General Motors.

Pacific CenturyGroup ha così la possibilità di procedere alla ristrutturazione aziendale di Fisker evitando le pesanti obbligazioni nei confronti del DOE americano (168 milioni di dollari di debito) e, soprattutto, il fallimento, soluzione che porterebbe alla fuga degli investitori.

Fonti vicine all’azienda, tuttavia, non nascondono che la ristrutturazione di Fisker sarà un processo costoso e molto complesso.

LO SCENARIO

La situazione finanziaria di Fisker versava, negli ultimi mesi, in grave stato di sofferenza. L’azienda, negli ultimi 15 mesi, non ha più prodotto un solo esemplare della Karma e si è trovata nell’impossibilità di restituire completamente il prestito ricevuto nel 2009 dal DOE (529 milioni di dollari) nell’ambito di un programma di promozione della produzione di auto verdi.

L’attività di Fisker era iniziata sotto i migliori auspici, grazie anche all’interessamento degli investitori, come Kleiner Perkins Caufield & Byers.

Ma già a metà 2011 il DOE bloccò l’erogazione di fondi a causa di ritardi nel lancio della Karma. Lo sblocco di questi solo ad inizio 2012 e il tiepido debutto della berlina ibrida hanno dato il colpo di grazia al valore di Fisker.

Successivamente ha iniziato a prodursi una vera e propria fuga di manager dall’azienda, incluso lo stesso Henrik Fisker, dimissionario nello scorso marzo, e una raffica di licenziamenti.

Il mese scorso, il DOE, dopo aver valutato ogni possibilità realistica, ha infine deciso di mettere l’azienda all’asta. I partecipanti, secondo voci non ufficiali, avrebbero dovuto mettere sul piatto almeno 30 milioni di dollari.