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Addio a Bob Wallace, primo storico collaudatore Lamborghini

IL FOLLE VOLO DI ULISSE. UN PILOTA, PER QUANTO BRAVO E VINCENTE, SARA’ SEMPRE INFERIORE A UN COLLAUDATORE. IL PRIMO HA IL COMPITO DI VINCERE UNA CORSA PENSANDO AGLI AVVERSARI E A NON DISTRUGGERE LA MACCHINA. UN COLLAUDATORE GUIDA UN OGGETTO ANCORA INDEFINITO E “DEVE” SPINGERSI OLTRE IL LIMITE FISICO DELLA MACCHINA E VERIFICARE “COSA SUCCEDE”. BOB WALLACE E’ STATO UNO DI QUESTI GENI DELL’AUTOMOBILE. LA SUA AUTO PERSONALE? LA TERRIFICANTE MIURA-JOTA

Si è spento a Phoenix, in Arizona, all’età di 75 anni, Bob Wallace, il primo capo-collaudatore della Lamborghini nel periodo 1963 – 1975.

Nato ad Aukland, in Nuova Zelanda, nel 1938, fin da bambino coltivò una grande passione per i motori sognando, un giorno, di poter venire in Italia e lavorare per i grandi marchi automobilistici sportivi.

Nel 1959, all’età di 21 anni, il sogno divenne realtà: Wallace iniziò a lavorare per Ferrari e Maserati come meccanico di auto da corsa. Nel ’63 Ferruccio Lamborghini, impegnato nella creazione di un nuovo marchio di auto sportive che si misurasse ad armi pari con Ferrari, lo volle con sé per affidargli un incarico molto prestigioso: lavorò allo sviluppo del motore 12 cilindri che andò ad equipaggiare la 350 GTV, la prima Lamborghini della storia.

Ma non solo. Il talento e la sensibilità gli valsero presto la qualifica di collaudatore. Wallace testava ogni esemplare che usciva dalla catena di montaggio e, di notte, collaudava i prototipi Lamborghini su strada aperta.

Si deve a lui, in particolare, lo sviluppo della Lamborghini Miura e, in particolare, della più estrema auto del Toro mai prodotta: la Miura Jota, nome ripreso in epoca recente per la realizzazione dell’esemplare unico Aventador J.

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[tab backgroundColor=”red” title=”MIURA JOTA: IL MOSTRO”]

Nel 1970, infatti, Wallace fu l’artefice dell’idea di sviluppare la Miura verso un limite ancora più elevato delle sue caratteristiche meccaniche e prestazionali (motore 12 cilindri 3.5, 350 Cv, oltre 300 km/h, peso inferiore a 1.000 chili). Il progetto avrebbe dovuto porre le basi per una futura Lamborghini da corsa, di cui la Miura – Jota avrebbe rappresentato, appunto, l’anello di congiunzione.

Sul telaio 5084 Lamborghini costruì una vettura laboratorio, che battezzò Jota: si trattava della pronuncia spagnola della lettera “J” e rappresentava, a sua volta, la classe sportiva FIA in cui, probabilmente, avrebbe corso.

Il team dei tecnici riuscì a ottimizzare ancora di più il progetto Miura alleggerendo il corpo vettura (plexiglas in luogo dei vetri, carrozzeria in avional) e modificando tutta la meccanica: sospensioni più rigide, altezza da terra ridotta, ruote e pneumatici maggiorati, aerodinamica migliorata (fari anteriori fissi carenati, spoiler inferiore, abitacolo “nudo”, sedili da corsa, gabbia roll-bar). Il risultato fu un peso complessivo di appena 800 chili.

Il V12 bialbero fu portato a 4 litri e potenziato a 440 cavalli, che la rendevano capace di prodursi in un’accelerazione 0-100 in meno di 4″ e di superare 300 km/h.

L’UNICO ESEMPLARE DELLA JOTA: DISTRUTTO

Il telaio 5084, la vettura personale di Bob Wallace, a lungo utilizzata per i test di sviluppo, fu a un certo punto ceduta a un cliente e, da questi, al bresciano Alfredo Belponer, il titolare della Scuderia Brescia Corse. Ma questi non riuscì mai a godersela. Poco prima della consegna, durante un ennesimo test di prova, fu distrutta in un incidente.

MIURA SVJ: CAPRICCIO QUASI ACCONTENTATO

La Lamborghini Miura – Jota scatenò i desideri di numerosi clienti ma Lamborghini decise di non produrla a causa degli elevati costi di sviluppo. Le insistenze di questi convinsero a realizzare la Miura SVJ, una versione “ibrida”, a metà strada tra la Miura e la Jota, un modello di compromesso con meccanica Jota ma finiture e allestimento da Miura.

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[tab backgroundColor=”red” title=”LE VERE LAMBORGHINI MIURA SVJ: SOLO 6″]
Esistono nel mondo oltre 15 Miura SVJ ma solo 6 di queste sono originali perché allestite in fabbrica nel periodo 1971 – 73. Di queste 6, 2 sono originariamente nate come Miura SVJ mentre le successive sono da considerarsi Miura SV convertite in SVJ. Fuori da questo piccolo elenco si piazzano quegli esemplari “pasticciati” per cercare di aumentarne il valore.

Lamborghini Miura Jota s/n 5084. E’ l’unica vera Miura – Jota, la macchina di Wallace creata sulla base di una Miura e sviluppata fino a trasformarla in Jota. E’ stata ceduta a un primo acquirente e, successivamente, al Bresciano Alberto Belponer. Ma fu distrutta in un incidente poco prima della consegna.

Lamborghini Miura SVJ s/n 4860. Nata come Lamborghini Miura e venduta a Rupert Hahne, fu da questi riportata in fabbrica nel 1972 e convertita in SVJ (colore nero, pelle bianca). Monta un serbatoio speciale (110 litri) al posto della ruota di scorta. E’ stata successivamente riverniciata in grigio Argento.

Lamborghini Miura SVJ s/n 4892. E’ considerata la prima Miura SVJ, il prototipo. Il colore originale, bianco, è stato cambiato in rosso. Dopo molti anni in Giappone, attualmente dovrebbe trovarsi in USA

Lamborghini Miura SVJ s/n 4934. Il primo proprietario, lo Scià dell’Iran, la aggiunse alla sua collezione di Miura. 1995: venduta all’attore Nicolas Cage per 490.000 dollari. Successivamente è stata venduta in Inghilterra.

Lamborghini Miura SVJ s/n 4990. Primo proprietario Alberto Sivera (Haiti), colore rosso e interno in pelle nera. 1997: restaurata e venduta in Giappone.

Lamborghini Miura SVJ s/n 5090. Venduta nel 1972 a Parigi, colore rosso e interno in pelle rosso scuro. Rivenduta nel 1982 e nel 1984.

Lamborghini Miura SVJ s/n 5100. Venduta a Parigi come risarcimento al proprietario della Lamborghini Miura s/n 4956 (distrutta durante una prova di collaudo dopo un tagliando) con specifiche Jota e carter secco. Riportata in fabbrica, fu aggiornata in Miura SV. Negli Anni 80 è stata riportata alle specifiche originali.

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