MIMO 2023: il Tempio della Velocità torna in scena tra novità e leggende
La manifestazione di Andrea Levy, concentrata all’autodromo di Monza, ha di nuovo messo un ponte tra oggi ed epoche lontane.
L’ultima edizione del Milano Monza Motor Show ha, di nuovo, fatto del Tempio della Velocità il suo palcoscenico, mettendo insieme vecchie glorie, dive ad alte prestazioni, prestigiosi debutti e nuove soluzioni per la mobilità quotidiana. Un mix che, già dalle passate edizioni al Parco del Valentino di Torino, tra una sessione in pista e l’altra, continua a conquistare un pubblico sempre più ampio.
Non si può essere appassionati di motori senza trascurare la storia di Alfa Romeo, portata in pompa magna dalla Scuderia del Portello, in occasione della celebrazione dei sessant’anni dell’Autodelta e del primo secolo di vita del Quadrifoglio. Insieme alle Giulia GTA; 1900, quest’ultima guidata in passato da Clay Regazzoni; e Giulietta Spider hanno fatto bella scena di sé anche la Effeffe berlinetta dei Fratelli Frigerio, il sogno divenuto realtà di una sportiva old style, ricreata da zero oggi.
Al MiMo la vecchia guardia è stata portata in pista anche dai numerosi sodalizi, come il Milano Historic Cars Club, che a suon di V8 e bicilindrici raffreddati ad aria hanno fatto fiorire grandi ricordi tra le due paraboliche. Auto che pure da ferme e immobili, come la Lancia Aurelia Coupé, l’Isotta Fraschini Tipo 8 e le due Lancia in abito Martini della Fondazione Gino Macaluso hanno dato tanto spettacolo. La storia dei nostri padri e nonni, in veste di instancabili lavoratori, è stata raccontata persino da una selezione di mezzi pesanti della Collezione Marazzato, con marchi come OM e Lancia, tra cui un Fiat 642 autocisterna dell’Agip, e veicoli delle Forze dell’Ordine, come l’Alfa 6C 2500 Coloniale.
Tra i box si è visto un tripudio di carbonio, che ha parlato italiano e inglese. Ferrari, McLaren, Lotus, Aston Martin Bentley e Maserati hanno mostrato al pubblico il meglio della loro produzione, che al giorno d’oggi non reputano più uno scandalo avere dei suv a listino. Grecale ed Eletre hanno mostrato un nuovo modo di intendere la sportività, senza però dimenticare di soddisfare i duri e puri con Granturismo, MC20, Longtail, Evija ed Evora. Una filosofia che è stata orgogliosamente sbandierata da Dallara, con la sua già iconica Stradale, e da KTM, che già da tempo si è messa a giocare anche con le automobili.
Supercar fuori dal mainstream
Il MiMo non ha riservato spazio solo ai colossali brand più famosi. Pambuffetti ha voluto dire la sua in materia di supercar con la sua PJ 01, un lavoro di alto artigianato che, forte dei suoi 820 cv, sprigionati da un V10, non teme la sfida con le rivali più famose. L’ardore per bielle e pistoni è stato omaggiato anche dalla bestiale Grassi 044S, forte di ben 650, reinterpretazione in chiave moderna dell’indimenticata Lancia Delta S4, protagonista degli anni folli del Rally Gruppo B.
Andrea Levy, organizzatore della manifestazione, ha voluto portare un prototipo da corsa, motorizzato con un V8 Gibson e con telaio Dallara, totalmente frutto della sua immaginazione: la 777 Hypercar. Neppure DeTomaso e Apollo, ovvero la ex Gumpert, hanno voluto mancare ad un appuntamento così, e i cordoli della pista sono stati toccati dalla P72 e dalla Intensa Emozione. Tutte supercar che vanno ancora a benzina, a dimostrazione che, anche in un futuro sempre più alla spina, c’è ancora spazio per la vecchia scuola del vrooom vroom.
L’immaginazione tocca l’asfalto
Il MiMo è stata l’occasione per sperimentare nuove frontiere nel motorsport: un gruppo di università, spalleggiate da partner importanti, ha condotto una competizione tra indy car molto fuori dal normale, perché non solo sono a batteria ma pure guidate dall’intelligenza artificiale. Un futuro che farà storcere il naso a tanti, però di sicuro sembra avvicinarci molto alla fantascienza. Le rimesse del circuito più famoso del campionato di Formula 1 sono state la location ideale per la prima di Aehra, nuovo brand di lusso italiano, che ha voluto fare a Monza la prima mondiale della sua gamma, totalmente elettrica e desiderosa di farsi portabandiera del Made in Italy, che vede come designer Filippo Perini, forte di un passato trascorso nell’Emilia dei motori.
Al paddock dell’autodromo gli spettatori hanno potuto testare alcune delle novità dell’automotive moderno. La compostezza delle ultime novità, di marchi come Volkswagen, Polestar, Nissan, Hyundai e BYD, è stata contrastata dall’esuberanza della Dodge Challenger, anche in versione Hellcat da oltre 800 cv, e dal debutto della Mazda MX 30, che segna il gradito ritorno del motore Wankel, ora abbinato ad un motore elettrico. Anche Mole, di Umberto Palermo, ha voluto dare, con una certa voglia di apparire e divertire, delle microcar a zero emissioni, adatte per buttarsi nel tipico caos milanese dell’ora di punta.
Siccome il Signor Palermo è un romantico allora non poteva lasciare a casa la sua rivisitazione della Fiat 124, quella moderna, ma anche un’altra 124, la sua antenata di decenni fa, una rimodellata dal suo disegnatore Tom Tjarda, ha fatto scena nelle sessioni in pista, fianco a fianco con giovanissime supercar. Il Mimo si è concluso come un fondamentale contatto tra due frange, il vecchio e il nuovo, dell’automobilismo, specialmente in questi tempi di dibattito, spesso molto aspro.