Home » Prova su strada: Lotus Evora S Sports Racer

LA PERFEZIONE DELL’IMPERFEZIONE. LA PIU’ TIPICA E TRADIZIONALE FILOSOFIA BRITANNICA E LE MODERNE ESIGENZE DI UN APPASSIONATO DI VETTURE GRANTURISMO SI INCROCIANO NELLA LOTUS EVORA S SPORTRACER, LA FULL-OPTIONAL INGLESE PIU’ “EUROPEISTA” TRA LE SPORTIVE VECCHIA MANIERA CHE NASCONO IN GRAN BRETAGNA. ANNI LUCE LONTANA DA PORSCHE, FERRARI, MASERATI E ASTON MARTIN.

Due mondi si incontrano: da un lato le TVR, Noble, Caterham, Marcos, Radical, Mosler, Ginetta. Dall’altro le Maserati, Porsche, Ferrari, Lamborghini, Jaguar, Aston Martin.

Le prime rispettano 3 regole sostanziali: fatte a mano, nate per strada, pronte per la pista. Sono, tuttavia destinate a creare una convivenza difficile con il loro proprietario, a meno che questi non sappia trasformare le piccole difficoltà in peculiarità della loro stessa natura, quasi dei pregi: mai completamente affidabili, difficile trovare l’esemplare “venuto bene”, difficili da mantenere, bisognose di coccole continue, complicate da omologare, avvezze a dettare il principio del compromesso, difficoltose da rivendere a meno di trovare un amatore impallinato. Imperfette, insomma.

Le seconde sono figlie di anni di sviluppo e di crescita industriale delle Case Madri. Sono comode, (quasi sempre) ben fatte, ben equipaggiate, versatili, pratiche, a loro modo spaziose, sicure a prova di errore grazie alla ridondante elettronica, capaci di farti digerire 1.000 chilometri come fosse acqua. E poi sono (giova ricordarlo!) velocissime, capaci di prestazioni superlative.

LOTUS EVORA: AL CENTRO

La Lotus Evora S Sports Racer sta, secondo 0-100.it, esattamente al centro di questi due universi. Potrebbe essere definita la “perfezione dell’imperfezione“. E’, come automobile sportiva, tipicamente britannica (baule praticamente inesistente, difficile scendere al posto guida, difficile uscire, vista posteriore difficoltosa). Però te la senti cucita addosso, è una precisa armonia di leggerezza e performance in un corretto rapporto peso/prestazioni, grande agilità e caratteristiche da “pronto-pista”. Imperfetta, insomma.

Ma vuole essere, soprattutto, una grande scommessa nella misura in cui declina le tipiche qualità del brand esaltando valori nuovi rispetto ai modelli degli ultimi anni: una pura Gran Turismo con due posti “+2”. Non è una novità assoluta: Lotus ha già prodotto quasi 11.400 esemplari tra Elan +2, Elite, Eclat ed Excel, pari al 20% di tutta la produzione tra il 1948 e il 1996.

Nuovo, nel senso di “moderno” è il concetto: una Lotus da utilizzare tutti i giorni, con un certo comfort di marcia e iper accessoriata sull’allestimento Sports Racer. Di serie ci sono navigatore satellitare, climatizzatore automatico, telecamera posteriore per la retromarcia, sensori di parcheggio, cruise control, sedili in pelle con cuciture rosse, divanetto posteriore e un corredo tecnologico di alto livello (ABS, EBD, Traction Control, differenziale elettronico, Assistenza alla frenata d’emergenza), una vasta gamma colori e un motore potente (350 Cv) ed elastico (il V6 3.5 della Toyota Camry, non importata in Europa, con compressore volumetrico). Silenziosa e tranquilla in città, per niente “faticosa”, avvezza a farti digerire anche diverse centinaia di chilometri.

Oppure è semplicemente lei, una Lotus (meglio ancora se con il tasto SPORT sempre premuto): una berlinetta a motore centrale con un rigido telaio in alluminio e acciaio, sospensioni a doppi triangoli sovrapposti, sterzo molto diretto, trazione posteriore e cambio meccanico manuale a 6 marce. Capace di bruciare lo 0-100 in 4″8 e di toccare quasi 280 km/h. Perfetta, quindi.

AL VOLANTE

E’ sempre un piacere dover scavalcare un longherone di telaio e scivolare nel sedile per prendere posizione; ti dà la consapevolezza che qui, anche se full-optional, non ci sono compromessi.

L’abitacolo è più ampio delle sorelle minori ma è comunque piccolo e molto avvolgente. Il posto guida è molto basso, la strada sembra improvvisamente abitata solo da SUV ma la plancia bassa lascia una visuale anteriore molto ampia da cui si nota, non senza emozione, la delicata forma dei parafanghi.

Dietro, attraverso il piccolo vetro posteriore (doppio per contenere il suono del motore), non si vede quasi niente. Il sedile sportivo Recaro, rivestito in pelle, piuttosto comodo, si registra solo in lunghezza e inclinazione. Nei primi passi nel traffico l’Evora si guida con facilità: viaggi con un comfort inaspettato, esaltato dal motore elastico, dall’assenza totale di scricchiolii, dal rombo sommesso e dall’assetto con un buon compromesso tra comfort e sport.

Finisce il traffico e comincia il misto ed è qui che emerge lo spirito Lotus. Sfruttando l’ampio regime di giri e il settaggio Sport (che rende più reattivo il pedale del gas) ecco una vera sportiva di razza, che scatta in avanti con forza e diventa brutale e aggressiva. Il suono del V6 assume un’altra voce (una melodia irresistibile, potente, acuta, aggressiva e schietta. esaltante) e nel contempo avverti un senso di leggerezza, di agilità. Il cambio a 6 marce ha un leveraggio un po’ rumoroso ma efficace. Ogni tanto si crea qualche impuntamento.

E’ in curva che l’auto dà il meglio: lo sterzo, perfetto per rapportatura, trasforma il pilota in un cecchino delle curve: infili il muso e l’avantreno, sincero, entra come un fulmine; la macchina percorrere la corda e schizza in uscita velocissima senza fastidiose sensazioni di pesantezza o dell’inerzia che di norma un peso elevato genera. Lavori di sterzo come con delle sciabolate: l’Evora è precisa come un compasso, velocissima e agile. La frenata è un raro esempio di potenza grazie alla presenza di generosi dischi autoventilanti con pinze AP Racing. Infine, è convincente anche in autostrada. Il comfort acustico non permette critiche: anche a 150 km/h si può conservare un tono di voce normale e se “pesti” il V6 ti porta oltre-limite facilmente. L’unico appunto rilevabile è un leggero alleggerimento dell’anteriore.

PERCHE’ COMPRARLA?

La Lotus Evora S Sports Racer è una purosangue di razza, studiata per chi non si accontenta di andare piano se non dopo aver trascorso con lei una giornata in pista. Oppure, nella civiltà dell’apparire di oggi, esprimere una sana, genuina, pura e coerente passione per le automobili sportive laddove è troppo facile acquistare un’auto della concorrenza per poi difficilmente provare il desiderio di sfruttarne appieno il potenziale.