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TORO O VIPERA CORNUTA? DALLA MAESTOSA, POSSENTE E REGALE AVENTADOR A UN MODELLO SCONCERTANTE, ESTREMIZZAZIONE DI RICERCA STILISTICA E AERODINAMICA.

Un toro pieno di spigoli, appendici, ali, ingressi di flusso, flap…

All’inizio la Lamborghini Veneno sconcerta: ti rapisce lungo tutti i suoi centimetri di carrozzeria. La guardi ovunque ma non sai esattamente “da che parte prenderla” per capire esattamente come è fatta.

E’ necessario partire dalla Aventador e dalla sua sofisticata struttura meccanica (monoscocca in fibra di carbonio, sospensioni push-rod): denudarla fino alla scocca e, piano piano, ricomporla.

La sua forma definitiva la cogli soprattutto di lato: un immenso arco ricco di pinne e superfici che lo equilibrano su strada. Il lungo muso sembra ora uno uno spazzaneve ora una grande bocca che ingoia asfalto. L‘immensa coda ricorda il rendering di uno scontro di particelle degli esperimenti del CERN di Ginevra.

Il 12 cilindri aspirato di 6.5 litri ha solo 50 Cv in più (750) rispetto a una Aventador di serie ma pesa oltre 100 chili in meno e, soprattutto, ne faranno solo 3 (+ il prototipo visto a Ginevra).

Difficilmente, secondo noi, la vedremo in strada. Un’auto così esige di essere ammirata a lungo per coglierne tutta l’essenza attraverso i suoi infiniti volumi.

Una visione fugace mentre viaggia a oltre 300 su qualche autostrada (tedesca, obbligatoriamente) consentirebbe di cogliere solo una massa informe di spigoli.

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Alvise-Marco Seno
Esperto di Marketing, Comunicazione e storia dell'automobile, giornalista/fotografo freelance, da sempre coltiva la passione per le auto sportive e d'epoca, l'orologeria meccanica e la fotografia. Dopo la laurea in Scienze Economiche si è trasferito a Milano. Oggi lavora nel settore dell'Automotive e collabora con riviste nazionali e internazionali (sia carta, sia web) nel settore automobilistico, lusso, e orologi.