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Il lusso in Borsa: inversione di tendenza?

FLYING DOWN. MENO DI DUE MESI FA, TRATTAVAMO DELLA “RICERCA SULLE TOP AZIENDE QUOTABILI” E DELLE 65 REALTA’ ITALIANE CON I REQUISITI TECNICI E OGGETTIVI PER ESSERE QUOTATE IN BORSA IN UN ARCO TEMPORALE DI 3/5 ANNI INDIPENDENTEMENTE DALLA LORO EFFETTIVA VOLONTA’ DI QUOTARSI. ORA, QUELLO CHE PAREVA ESSERE UN POTENZIALE “GRANDE AMORE”, PARE SI STIA RIVELANDO SOLO “UN FUOCO DI PAGLIA”. POSSIBILE?

I recenti segnali lanciati dalla Borsa non paiono proprio voler tranquillizzare e far ben sperare il settore del lusso. Certo è che il “rapporto” tra i due si è decisamente raffreddato.

Dopo la trimestrale sotto le attese di Tod’s, ecco la “sberla” arrivata in pieno volto a Prada che ieri, sulla Borsa di Tokyo, ha chiuso a 57 dollari di Hong Kong, quota che non vedeva dal 7 agosto del 2012 (erano quasi 80 dollari solo lo scorso marzo 2013).

Una brutta caduta del -30% circa se si tiene conto che, il titolo del Gruppo di Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, al 31 dicembre scorso quotava ancora 69 dollari di HK.

Il Gruppo Tod’s (Tod’s, Hogan, Fay e Roger Vivier), per sua fortuna, può contare su dati meno negativi anche se non del tutto rassicuranti: il “suo” 2013 si è chiuso con un misero +0,5% (quasi a crescita zero) mentre il 2012 aveva visto crescere il Gruppo del +7,8%. Il calo che pesa di più è certamente quello italiano con un -16%.

Tra le cause potremmo certo elencare la crisi delle valute emergenti e i segnali di rallentamento dell’economia cinese emersi di recente.

Che sia cambiato qualcosa nelle prospettive di medio termine per il settore luxury?