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Mostra fotografica “Vivian Maier. Nelle sue mani” all’Arengario di Monza

SCATTO COMPULSIVO. ALL’ARENGARIO DI MONZA, FINO ALL’8 GENNAIO 2017 SARA’ POSSIBILE AMMIRARE, ALLA MOSTRA FOTOGRAFICA “VIVIAN MAIER. NELLE SUE MANI”, LE OPERE DI QUEST’ARTISTA NEWYORKESE CHE VIENE CONSIDERATA UNA TRA LE PRINCIPALI ESPONENTI DELLA STREET PHOTOGRAPHY.

Fino all’8 gennaio 2017, l’Arengario di Monza ospiterà la mostra fotograficaVivian Maier. Nelle sue mani“, curata da Anne Morin in collaborazione con Chroma photography, la Howard Greenberg Gallery di New York e la John Maloof Collection.

Si tratta di un vero e proprio percorso visivo-emozionale; un racconto per immagini tra fotografie in bianco e nero, a coloria pellicole super 8mm.

Oltre un centinaio di immagini raccontano, in un modo curioso e mai banale, uno spaccato della vita americana della seconda metà del XX secolo consentendo al visitatore di scoprire il mondo “fermato per istanti” dalla “bambinaia-fotografa”.

Vivian Maier, donna curiosa e sensibile vissuta nell’instabilità tutta la vita, vide, tra la fine degli Anni 90 e i primi anni del 2000, andare all’asta i suoi negativi a causa di un mancato pagamento alla compagnia dove li aveva depositati.

Grazie a John Maloof, agente immobiliare affascinato dai suoi lavori, si è riusciti a dar vita a un archivio di oltre 120.000 negativi; un immenso patrimonio di una fotografa dallo scatto compulsivo che accumulò, durante la sua esistenza terrena, una quantità tale di rullini da non riuscire a svilupparli tutti.

Dai suoi scatti emerge la sua attenzione ai dettagli, a quelle realtà spesso trascurate, a quanto è lasciato da parte dichiarando così la sua forte affinità emotiva con chi, quotidianamente lotta per restare a galla lungo le strade di New York così come lungo quelle di Chicago.

Il suo modo di fotografare non consisteva solo nel bloccare per sempre su pellicola tristi realtà al margine della comunità ma anche nell’immortalare la delicatezza di uno sguardo complice tra due bambini, la tenerezza di un abbraccio o il torpore di un anziano uomo assonnato.

Una fotografa forse fin troppo legata e gelosa dei suoi istanti di emozioni catturate o così timida da non aver mai voluto o potuto incontrare il suo pubblico se non attraverso i suoi celebri autoritratti con la sua immancabile Rolleiflex al collo che vedono la sua lunga ombra invadere l’obiettivo e il suo sguardo severo riflettersi negli specchi e nelle vetrine.